Pd: “Voto contrario al Piano della Mobilità Sostenibile della Città Metropolitana”

Troppe mancanze, a cominciare da quella di una visione strategica e da dati concreti a sostegno della mobilità sostenibile, nel PUMS approvato la settimana scorsa in Città metropolitana. Ecco perché il Pd lo ha bocciato.

“Noi del Partito democratico ci siamo espressi con un voto contrario sulla base di una serie di osservazioni emerse dopo l’analisi del documento – interviene il consigliere Claudio Villa – . Innanzitutto nel PUMS non c’è traccia di dati concreti rispetto agli obiettivi rilevanti sullo spostamento della mobilità da privata a pubblica, per cui servirebbero un progetto strutturato di disincentivazione della mobilità privata e una politica tariffaria forte a sostegno del Tpl. Non ritroviamo poi nel PUMS dati chiari che giustifichino la scelta del filobus rispetto al tram, meno inquinante”.

Altre i punti di cui nel Piano non c’è traccia e che per il Pd sono invece indispensabili per una mobilità davvero disponibili.

“Manca l’integrazione tra mobilità ferroviaria e trasporto pubblico locale – prosegue Villa – , non si accenna minimamente alle zone 30 per limitare il traffico nei centri urbani. Allo stesso modo nel PUMS non c’è traccia del tema della salute pubblica legata alle limitazioni del traffico, cosi come non si indica la realizzazione di nuove aree verdi e pedonali in città e il sostegno alla mobilità dolce. Nessun finanziamento poi per il sostegno al trasporto ciclistico e nessun coinvolgimento nella progettazione degli enti più vicini ai cittadini, i Municipi”.

I facchini democratici, quando la politica è solidale

I facchini democratici, quando la politica è solidale

Una cinquantina di uomini e donne del Pd hanno compiuto gratuitamente i traslochi per gli sfollati del Morandi e da lì è nata la chat di pronto intervento “Invexendo democratico”

da La Repubblica, ed. Genova del 5 agosto 2019

Hanno noleggiato furgoni, messo a disposizione le proprie auto, ma soprattutto le proprie forze: sono una cinquantina di uomini e donne del Partito democratico che, senza alcun logo di partito che li contraddistinguesse, hanno compiuto gratuitamente i traslochi per un centinaio di sfollati del ponte Morandi, da ottobre a maggio. Lo hanno fatto in silenzio, lontano dai social, lontano dalle telecamere e dai comunicati stampa, e solo perché alcuni sfollati hanno cominciato a raccontarlo, sono usciti allo scoperto, a un anno dal disastro e a tre mesi dall’ultimo ingresso nelle case di via Porro. Che, nel frattempo, sono state demolite.

L’unico social usato è stato WhatsApp, con cui hanno composto una chat, tra i volontari. Inizialmente vi partecipava una ventina di persone, poi i nomi hanno cominciato ad aggiungersi e il gruppo ad allargarsi. La chat si chiama “Invexendo democratico” e dopo l’aiuto alle famiglie sfollate non è ancora stata chiusa, perché è diventata la chat di “pronto intervento” dei volontari del Pd:

«Funziona benissimo, ci serve per tenerci in contatto – spiegano alcuni volontari – e anche adesso sappiamo che se qualcuno scrive lì sopra, siamo pronti a muoverci tutti, nel giro di pochissimo tempo, dove occorre».

Dall’ottobre 2018 all’inizio di maggio 2019, per cinque volte gli sfollati di via Porro sono potuti entrare nelle loro case, e prendere ciò che potevano. Il Comune aveva messo a disposizione il capannone del Bic di Campi per stoccare gli scatoloni degli sfollati.

I “facchini democratici” sono partiti da qui:

«Ci trovavamo al Bic, con i mezzi che riuscivamo a recuperare e ci mettevamo a disposizione delle persone che avevano bisogno di qualcuno che trasportasse le loro cose dal deposito alla nuova casa», dicono alcuni volontari.

Alla Festa dell’Unità dello scorso anno è nata l’idea di fare qualcosa, ma in sordina:

«Durante una cena di raccolta fondi per le persone coinvolte dal disastro del Morandi, con Maurizio Martina, a Pontedecimo, abbiamo cominciato ad organizzare quella che è diventata un’iniziativa operosa e silenziosa e di cui sono molto orgoglioso, perché questo deve essere il nostro modo di fare politica», conferma il segretario genovese del Pd, Alberto Pandolfo.

La macchina ha cominciato a mettersi in moto, il tempo dei dibattiti è stato scavalcato da quello del fare.

«Abbiamo deciso di sostenere le spese dei mezzi ed è subito nato un gruppo di volontariato che non si è più sciolto», aggiunge Pandolfo.

A fare i traslocatori si sono mobilitati oltre un centinaio di persone, alternandosi militanti, membri della segreteria – come Fabio Gregorio e Roberta Grasso che è stata la “segretaria” del gruppo, e che organizzava i turni di lavoro – e consiglieri municipali, comunali e regionali, ma non solo:

«Con il passare dei mesi, diffondendosi la voce che stavamo facendo questa operazione di supporto, hanno cominciato ad unirsi al gruppo dei “facchini democratici” anche persone non iscritte al Pd, che volevano semplicemente dare una mano – dice Pandolfo – questa esperienza ci ha rafforzato nella convinzione che comunità, unità e umiltà devono essere i nostri parametri di lavoro».

Un parco mezzi di tutto rilievo, quello dei “facchini democratici”: con i denari raccolti alla Festa dell’Unità è stato possibile noleggiare per cinque giorni un furgone, inoltre sono stati utilizzati otto mezzi privati, tra auto e piccoli furgoni. Solitamente, i traslochi venivano svolti al sabato e alla domenica, in maniera concomitante agli ingressi alle case da parte degli abitanti che le dovevano svuotare.

«Non dicevamo a quale partito apparteniamo, qualcuno ci ha chiesto chi fossimo e noi lo ammettevamo. Non volevamo apparire, non volevamo portare insegne o dare un marchio a qualcosa che abbiamo fatto in silenzio, solo per rispetto di queste persone, del disastro che sono stati costretti a vivere e perché la politica deve tacere e lavorare, davanti a una tragedia così», spiega uno dei “facchini democratici”.

Michela Bompani

L’INTERVISTA

Renato Calcagno “Dalle focaccette di Crevari agli scatoloni su per le scale”

di Michela Bompani

«Guidavo il furgone e poi abbiamo fatto tante di quelle scale. Abbiamo sottovalutato le scale»: sorride Renato Calcagno, uno dei “facchini democratici” che hanno aiutato molte famiglie sfollate a traslocare.

“Renatone”, come lo chiamano quelli del Pd, è il re delle focaccette di Crevari. Alle feste dell’Unità è lui il perno dello stand. L’anno scorso, però, non ha caricato la friggitrice e si è anche tolto la maglia del Pd, pur di dare una mano a “quelli del Morandi”, come li chiama lui.

Militante dalla culla, «mio padre, ex partigiano, mi ha iscritto al Pci appena nato», Calcagno, 69 anni, è iscritto al circolo Pd di Fabbriche, a Voltri.

Signor Calcagno, come vi è venuto in mente di fare i traslocatori volontari?

«Tutto è nato in una riunione nella sede del partito, a Genova: ci siamo messi a pensare cosa potevamo fare per dare una mano. Subito, una ventina di persone ha dato la loro disponibilità per aiutare le persone sfollate a fare i traslochi. In breve, siamo diventati cinquanta».

Quanti traslochi ha fatto?

«Più di un centinaio. Partivamo dal Bic, portavamo le casse nelle nuove case, a Sestri, Quarto, Certosa, al Righi. Doveva esserci roba leggera, dentro quegli scatoloni. Mica tanto. Mi ricordo un divano letto che mi ha distrutto la schiena. Cominciavamo alle 8 finivamo alle 18. Lo abbiamo fatto con passione».

Perché non avete raccontato nulla, finora?

«Non eravamo lì per fare propaganda. Non avevamo simboli del Pd. Non volevamo venisse strumentalizzata una cosa importante».

E adesso?

«Andremo a Gorgonzola, a friggere focaccette, e raccogliere fondi per il centro per la Sla di Arenzano».

Verso la Conferenza nazionale delle Donne democratiche

Verso la Conferenza nazionale delle Donne democratiche

La Direzione nazionale del Partito Democratico ha dato avvio al percorso per la costituzione della Conferenza nazionale delle Donne Democratiche.

A questo fine è indispensabile che in ogni federazione territoriale vengano diffusi regolamento, manifesto d’intenti e moduli di adesione alla Conferenza tra tutte le iscritte al Partito Democratico, in modo da poter permettere a tutte le interessate di potersi iscrivere entro e non oltre il termine previsto dal Regolamento, ovvero l’8 settembre 2019, e poter poi prendere parte alle riunioni che si svolgeranno a livello locale e regionale.

E’ necessario pertanto che in ogni federazione territoriale venga attivata l’organizzazione della conferenza a livello locale, raccogliendo i moduli di adesione, seguendo il percorso di costituzione della Conferenza nazionale delle Donne Democratiche.

Si ricorda che è fondamentale raccogliere entro la data dell’8 settembre 2019 i nominativi e i moduli di adesione relativi alla vostra realtà territoriale.

Si pubblicano:

– il modulo di adesione Modulo

– il manifesto d’intenti della Conferenza delle Donne Democratiche Manifesto

– il regolamento per l’elezione della Portavoce “Pro tempore” della Conferenza nazionale delle donne  Democratiche Regolamento

Il presidente che fa bella la Bassa Valbisagno. Dialogo con Massimo Ferrante

Il presidente che fa bella la Bassa Valbisagno. Dialogo con Massimo Ferrante

È il presidente architetto. E lo si capisce anche dall’estrema cura e passione che mette nel descrivere e raccontare tutte le manutenzioni e riqualificazioni delle aree pubbliche realizzate nel corso dei suoi mandati. È Massimo Ferrante, da sette anni alla guida del Municipio Bassa Valbisagno, eletto per la prima volta nel 2012 e riconfermato nel 2017.

“Il nostro è il secondo municipio più popolato della città, dopo il Centro Est – interviene Ferrante – . 78mila abitanti su un territorio che comprende le delegazioni di San Fruttuoso, Marassi e Quezzi: tre quartieri caratterizzati da una forte densità abitativa. Un’altra particolarità della Bassa Valbisagno è senz’altro la fragilità territoriale e idrogeologica del territorio, dove ritroviamo i purtroppo famosi torrenti Bisagno e Fereggiano e il Rio Rovare, per i quali nel corso del ciclo amministrativo 2012-2017 sono stati messi in campo interventi di grande rilievo. Su questo tema, e sulla manutenzione delle aree pubbliche, abbiamo lavorato in ottima sinergia con la passata giunta comunale, vivendo una fase di profondo decentramento che ci ha portato a ottenere risultati importanti per i cittadini in termini di finanziamenti e progetti conclusi. Come Municipio abbiamo gestito quasi un milione di Euro all’anno per la manutenzione e sono moltissimi i lavori ad oggi terminati. Tanto per ricordare i più significativi: il restyling di piazza Martinez, la riqualificazione di Borgo Incrociati, devastata dall’alluvione, il restauro della facciata del Mercato di Corso Sardegna.

Senza dimenticare il capitolo giardini pubblici. Basta cliccare sulla pagina Facebook del Municipio per avere una fotografia immediata delle riqualificazioni portate a termine per i giardini Quezzi Alta, Pedegoli, Camaldoli, Terralba, Asiago, Imperiale, Onpi, Ciao, Cambiaso, Camoscio, Manzoni e Merlo. Aree restituite alla collettività con nuovi giochi e arredi e una maggior cura del verde.

“Il tema dei lavori pubblici mi ha sempre appassionato – prosegue Ferrante – . Sin dalla fine degli anni ’90 quando ho iniziato il mio percorso nella pubblica amministrazione, che mi ha visto poi in Provincia come presidente della Commissione Lavori Pubblici e Viabilità. Nell’affrontare la riqualificazione dei luoghi ho sempre pensato servissero alcuni ingredienti fondamentali: un’ottima area tecnica come quella che abbiamo in Bassa Valbisagno e la partecipazione dei cittadini ai processi decisionali, quella che si chiama “urbanistica partecipata”. Ecco perché ogni progetto di intervento è stato condiviso e discusso con la popolazione nel corso di assemblee pubbliche dedicate. In questo modo i cittadini percepiscono il Municipio come luogo del confronto e vivono appieno un senso di appartenenza al territorio e alle sue istituzioni. Una filosofia opposta a quella dell’amministrazione Bucci che sta portando avanti una politica di accentramento senza futuro”.

Proprio una delle aree della riqualificazione targata Ferrante, piazza Martinez, ospiterà la prima delle due tappe della prossima Festa dell’Unità di Genova a settembre (l’altra avrà luogo a Pra’).

“È un tributo da parte del Partito Democratico che ci riempie di orgoglio – conclude Ferrante – . Si tratta della piazza più importante della Valbisagno, dove in passato si verificavano situazioni di degrado, mentre oggi l’area è a tutti gli effetti un luogo di ritrovo per le famiglie. Io faccio parte della grande comunità del Pd da quando è nato e mi auguro che il Partito continui a lavorare per costruire una società il più possibile armonica, aiutando le fasce più deboli ma anche il ceto medio”.

Pd: “Toninelli blocca ancora una volta la gronda per motivi ideologici, basta bugie. Se revocherà la concessione ad Aspi la realizzerà l’eventuale nuovo concessionario, ma l’opera deve andare avanti: è stata pagata con i pedaggi dei cittadini”

Il ministro Toninelli sospende l’iter della Gronda perché – sostiene – “è in corso di avanzamento il procedimento amministrativo che potrebbe portare alla revoca della concessione di Aspi”. E così, dove aver già pagato un prezzo altissimo per il crollo del ponte Morandi, adesso i genovesi e i liguri si vedono anche defraudati di questo fondamentale intervento infrastrutturale, per una mera questione ideologica. Anche se il ministro Toninelli continua a raccontare la storia della revoca delle concessioni, infatti, vorremmo informarlo che esiste un principio chiamato continuità amministrativa. La Gronda è stata pagata con l’aumento dei pedaggi autostradali e quindi anche se Aspi non sarà più il concessionario l’opera dovrà comunque essere realizzata dal nuovo soggetto che gestirà la tratta.
Toninelli la smetta di tenere in scacco un territorio, già duramente provato.
I lavori per la Gronda erano pronti a partire già a novembre, come deliberato dai Governi di centrosinistra che avevano dichiarato la pubblica utilità di quest’opera e avevano portato a termine tutto l’iter approvativo. Adesso basta chiacchiere e bugie, Toninelli dia il via libera ai lavori.

Gruppo Pd Regione Liguria
Gruppo Pd Comune di Genova
Pd Genova
Pd Liguria